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Sisal deve restituire i soldi non spesi in pubblicità



Ebbene si. Controversia per Sisal che dovrà restituire al momento più di 20 milioni di euro non spesi in pubblicità di gioco.


In questo articolo parleremo di Sisal e del tesoretto accumulato negli anni da restituire allo Stato.

Ebbene, sembra che Sisal come afferma il Tar del Lazio, dovrà restituire i soldi non investiti in pubblicità per le vendite del SuperEnalotto.


Il periodo che è stato preso in considerazione dai giudici va dal 2018 al maggio 2020, quindi Sisal dovrà intanto restituire 23,3 milioni di euro e successivamente anche i soldi non investiti fino al primo dicembre 2021.

La controversia è stata definita ingiusta poiché Sisal è tenuta a reinvestire una parte dei soldi in pubblicità (come prevede una norma della concessione).

Sembra che lo stesso dovrebbe fare secondo concessione anche Lottomatica IGT per Gratta e Vinci e ovviamente anche LottoItalia per il Lotto. La questione nasce poiché di fatto il decreto Dignità del 2018 vieta la pubblicità del gioco in ogni sua forma.



Al centro della controversia con il Tar proprio il Decreto Dignità del 2018


second il sito specializzato Spike Slot l’impegno rispetto alla pubblicità era contenuto proprio nella vecchia concessione del SuperEnalotto dal 2009 che sarebbe dovuta durare fino al 2018.

Inoltre, c’è stato il beneficio per ben 2 proroghe: la prima 3 anni fa proprio perché non c’erano i tempi per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di indire una nuova gara. L’altra, nel 2020 dovuta all’epidemia di Covid-19, quindi in questo caso possiamo dire che la concessione è durata 3 anni in più rispetto al dovuto.


La concessione prevedeva che Sisal investisse una parte in pubblicità, ovvero l’1,82% di ciò che aveva raccolto nell’anno precedente. Nel 2018 però il governo con il Decreto Dignità ha vietato qualsiasi forma di pubblicità che fosse a supporto del gioco online. Quindi l’impegno di Sisal non poteva essere rispettato e la nuova concessione possiamo dire che si è adeguata al divieto e quindi non prevede obblighi verso la pubblicità.


Purtroppo la vicenda si è evoluta con l’Amministrazione che ha richiesto più di 20 milioni di euro a Sisal. Quest’ultima ha tentato di sostenere che i soldi non erano stati determinati nel bando in maniera certa. In poche parole, si trattava di elementi presenti nel bando che potessero in qualche modo svantaggiare la situazione creata dal Decreto del 2018 per Sisal.


Il Tar del Lazio ha risposto in merito all’istanza di restituzione nonostante il Decreto da parte di Sisal: “Si tratta invece di parte del gettito del gioco online che il concessionario ha riscosso presso il pubblico nella sua qualità di agente contabile per conto e nell’interesse. Il che conduce ad affermare che, in caso di mancato investimento della somma vincolata, la stessa andrà restituita all’Erario in quanto parte del gettito del gioco”.


Sisal avrebbe potuto investire in altro modo


I giudici hanno poi concordato con i Monopoli, che Sisal casino online avrebbe potuto investire in altre modalità non per forza dunque in pubblicità.

Inoltre, AgCom nello stilare le linee guida al fine di stabilire l'esatto ambito di applicazione del divieto, non ha di fatto precluso alcuna forma di comunicazione commerciale, vietando solo la pubblicità vera e propria.


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